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Nell’epoca attuale molte volte, a parere di chi scrive pure troppe, si cerca di tenere ben distinti due ambiti quali politica e sport. Quante volte si è sentito tirar fuori questo ritornello quando una o un atleta faceva un gesto che poteva, in qualche modo, ricollegarsi a un determinato avvenimento politico?

Poche settimane fa la delegazione americana ha fatto sapere che boicotterà le olimpiadi invernali di Pechino, in programma dal 4 al 20 febbraio 2022, per le note e continue tensioni tra il governo cinese di Xi Jinping e la Casa Bianca di Biden. Questo è solamente l’ultimo episodio di una lunga e continua tensione politica tra le due parti che chissà ancora quante volte interesserà (anche) il panorama politico mondiale del prossimo futuro. 

 

Per fortuna però ci sono ancora situazioni a sé, legate per lo più a campionati poco conosciuti e che non hanno un grande appeal a livello mondiale, in cui politica e sport sono ben intrecciati tra loro. Una di queste storie ci porta a Derry (per gli inglesi Londonderry), una piccola città dell’estremo nord-ovest dell’Irlanda del Nord. 

In Irlanda del Nord, dalla seconda metà degli anni ’60, si è combattuta una lunga guerra tra il nazionalismo repubblicano e cattolico irlandese guidato dall’IRA e il governo di Londra, diretta conseguenza del conflitto anglo-irlandese svoltosi negli anni ’20. Questo scontro, a Derry, interessa tuttora vari ambiti della vita locale. Tra questi non poteva mancare lo sport, in particolare la squadra di calcio della città, il Derry City F.C.

Alla storia del Derry City F.C. e della complessa situazione nordirlandese è stato dedicato un libro, di poco più di 300 pagine, dal titolo Derry City F.C. Calcio, repressione e rivolta, scritto da Gianluca Cettineo ed edito da Urbone Publishing. Pochi giorni fa abbiamo avuto il piacere di intervistare lo stesso autore che ci ha presentato, in maniera chiara e sintetica, la sua ultima opera rispondendo ad alcune domande che pubblichiamo integralmente in seguito.

Ci spieghi perché hai deciso di scrivere un libro del genere?

Principalmente per due motivazioni. La prima è il desiderio di divulgare, nel mio piccolo, la questione nord-irlandese che a mio avviso tutti dovrebbero conoscere, soprattutto in virtù della scarna e pessima informazione che i vari media hanno trasmesso all'opinione pubblica, convinta che il conflitto nordirlandese sia una bega tra fanatici religiosi vicini di casa. La seconda motivazione è per dare la giusta dimensione al contesto calcistico, spesso ritenuto qualcosa di vuoto e scarno di contenuti culturali, evidenziandone invece il proprio ruolo di conduttore sociale, partendo dai luoghi dove è esclusivamente riflesso del nostro sistema meramente capitalista ed esasperatamente liberista, farcito di stelle e soldi, sempre più lontano dalla gente che paradossalmente però ne è abbagliata dal lustro, passando per contesti minori, lontani dai riflettori dove assorbe e riflette pienamente le caratteristiche popolari, storiche e culturali, in cui le persone seguono un club perché vi si identificano socialmente o culturalmente e non per il blasone, i titoli e i vari CR7 di turno. Nel caso del Derry City F.C., il contesto calcistico può essere utilizzato come strumento di narrazione storica e sociale proprio in virtù di questa strettissima correlazione tra il club e le persone che lo hanno generato e supportato e cosa più importante, su come questa strettissima correlazione abbia ripercosso sul club le travagliate vicende storiche della comunità nella quale è nato, vissuto, oppresso, scomparso, rinato e vissuto per una seconda volta. Inoltre credo che Derry, oltre a essere una città che adoro, sia il simbolo più alto della contraddizione storica nordirlandese. La città è a maggioranza repubblicana ma allo stesso tempo uno dei simboli dell'imposizione coloniale della corona britannica su questo angolo d'Irlanda. L'aspetto che più manifesta questa contraddizione è il suo doppio nome Derry/Londonderry. Londonderry in particolare testimonia chiaramente l'imposizione anglicana sulle persone e sui luoghi d'Irlanda nei secoli. Questa è una storia di calcio sì, ma non solo, perché per il luogo in cui si svolge non può essere solamente una storia di calcio, e non può limitarsi a raccontare cronache di partite, statistiche, nomi di giocatori e trofei messi in bacheca. Questa è una storia di calcio, rivolta e repressione.

Qual è, tra tutti gli episodi della storia del Derry City F.C., quello che ritieni più importante? Come mai?

La rinascita del 1985 senza dubbio. Nel momento in cui il Derry City F.C. è ritornato dopo 13 anni di assenza a giocare nel campionato irlandese, in quel momento è divenuto un simbolo politico e sociale. Il club è stato praticamente ucciso dalla lega nordirlandese, portandolo alla crisi finanziaria a causa dell’esilio a Coleraine durante l'inizio degli anni ’70. Ritiratosi dal campionato nordirlandese nel 1972, dopo 12 richieste di essere riammesso andate a vuoto, Derry ritorna al calcio giocato nella lega irlandese con l'approvazione dell'UEFA nel 1985. Da quel momento, il club di Lone Moore road è divenuto la realizzazione del sogno repubblicano irlandese. L'aver sconfitto Belfast e i suoi poteri, rinascendo e trionfando (con il treble del 1989) sotto la bandiera della repubblica irlandese è stata la realizzazione di ciò che i repubblicani irlandesi a nord perseguono da secoli.

Come comincia la tua passione per la storia, calcistica e non, dell'Irlanda del Nord?

Il primo impatto con la questione irlandese è avvenuto nel 2007 durante il mio primo viaggio in Irlanda. Arrivando da ovest, la prima realtà nordirlandese con la quale ho impattato è stata proprio Derry, prima di proseguire per Belfast. Girando per la working class delle due città, sono stato fortemente colpito dal riflesso della storia sulla loro urbanistica, plasmata dalla logica dell'appartenenza culturale. L'utilizzo massiccio delle simbologie, i cordoli colorati dei marciapiedi, le bandiere, i murales, i muri divisori e il passare da un mondo all'altro spostandosi anche solo di poche centinaia di metri, ha fortemente attratto la mia attenzione facendomi intuire che c'era molto di più dietro a quello che mi veniva raccontato da tv e giornali. Sono bastate poche letture per pormi di fronte un quadro storico millenario, di cui l'Irlanda del Nord è un semplice risultato. All'improvviso tutto è divenuto più chiaro e sconvolgente. Non passò molto tempo prima di arrivare all'aspetto calcistico di questa storia. Sono un appassionato di calcio sì, ma fino a un certo punto. Quello che più mi interessa sono i fenomeni sociali e culturali che vi ruotano attorno. E infatti, più che del calcio in Irlanda del Nord, mi sono interessato dell'Irlanda del Nord nel calcio e di come le conseguenze della storia irlandese che hanno generato questo Stato si riflettano nel mondo calcistico non solo nordirlandese, ma anche scozzese, come testimonia la rivalità più grande e celebre di questo contesto, ovvero Celtic-Rangers a Glasgow. I miei tre libri vertono sulle due prospettive di questo conflitto che più mi hanno incuriosito. La rivendicazione territoriale e l'urbanistica con I muri di Erin e l'aspetto calcistico con The Poppy & the Lily e con Derry City. F.C., calcio repressione e rivolta. 

È stato difficile raccogliere le fonti su cui basarti per scrivere il libro?

Ricostruire la storia di una squadra così piccola e sconosciuta ai più non è stato affatto semplice. Se da un lato ero ferrato sull'aspetto storico, sociale e culturale, dall'altro lo ero meno dal punto di vista meramente calcistico riguardo al Derry. È stata difficile soprattutto la ricostruzione della storia più “remota” del club. Il vero rammarico è stato quello di non potermi recare sul luogo per raccogliere testimonianze e parlare con tifosi e associazioni ma mi sono comunque mosso tramite i social, incontrando la classica disponibilità irlandese in chi si è prestato a raccontare la loro storia e il vincolo con questo club. In particolare ho apprezzato tantissimo la collaborazione della sorella di Ryan McBride, il capitano del Derry scomparso giovanissimo nel 2017. Inizialmente ero un po' restio ad avvicinarla, si tratta sempre questioni molto delicate e personali. Ma Caitlin si è resa disponibile a raccontare il fratello molto volentieri e con molto entusiasmo. In fondo, credo che il fatto se ne parli in un libro italiano possa solamente far piacere alla famiglia McBride.

Pensi che ci sia un paragone plausibile con la storia del Derry City FC nella storia calcistica mondiale? Perché?

In termini di peculiarità geografiche ci sono altri club che disputano campionati differenti da quelli della propria nazione, ma tutti per motivi più amministrativi che per turbolenze politiche e sociali. In termini sociali e culturali, la storia del Derry City, seppur unica nel suo genere, può essere associata ad altri club che in quanto rappresentazione sportiva di realtà sociali segregate, hanno subito l'oppressione della lega della loro nazione di appartenenza. Posso citare l'Amedspor, squadra curda apertamente osteggiata da Ankara. Senza spostarci di tanto da Derry, possiamo ricordare il Belfast Celtic, squadra della comunità repubblicana di Belfast scomparsa nel 1949 a causa delle violenze lealiste e dell'indifferenza della lega nordirlandese e, differentemente dal Derry City, mai più rifondata. Oppure la Euskal Selekzioa, la rappresentativa basca non ufficiale repressa per tre decenni dal franchismo. 

Si arriverà mai, per te, a una risoluzione della questione legata all’Irlanda del Nord?

Impossibile, almeno nel prossimo futuro, che le istanze che conflittualizzano la bipolare società nordirlandese si assopiscano del tutto. Ci vorranno secoli, prima che il dualismo che regolamenta l'universo nordirlandese venga totalmente assorbito fino a scomparire. La questione culturale è ancora molto forte in Irlanda del Nord, il passato coloniale britannico ha lasciato in eredità due entità culturali ben distinte. Quella gaelica irlandese politicamente repubblicana e quella scoto ulsteriana politicamente monarchica. Quest'ultima, in quanto espressione colonialista di Londra, è inevitabilmente entrata in conflitto con quella autoctona gaelica irlandese divenendone totalmente ostile. Oggi l'Irlanda del Nord è un territorio pacificato ma frammentato e abitato da due mondi completamente opposti che si guardano con diffidenza continuando a perseguire i propri fini politici. Questa situazione sarebbe potuta durare per un altro secolo, se solo le urne britanniche non avessero schiacciato sull'acceleratore della storia irlandese. La Brexit è intervenuta rompere i delicatissimi equilibri creati dagli accordi di pace del 1998 mettendo a repentaglio la stabilità politica e sociale nelle sei contee del nord. Il confine tra il nord e l'Irlanda, abolito dagli accordi di pace per fare sentire i repubblicani nel nord più in un'Irlanda unita, ora si renderebbe necessario in quanto unica frontiera terrestre tra Regno Unito, ora extra U.E., e Repubblica Irlandese, dentro l'U.E. La decisione di Londra e Bruxelles di adottare il protocollo e di spostare la frontiera dal confine nordirlandese al mare, quindi tra Scozia e Irlanda, ha mandato in subbuglio gli unionisti che a marzo hanno dato in escandescenze in più città dell'Irlanda del Nord. Essendo fortemente lealisti alla corona e fieramente britannici, gli unionisti non accettano di far parte di un'Irlanda unita neppure dal punto di vista doganale. La Brexit ha inoltre innalzato le velleità dei repubblicani che invocano un referendum per l’unificazione, avendo la maggioranza dei nordirlandesi votato contro la Brexit. Storicamente gli unionisti si sono dimostrati intransigenti di fronte a ogni concessione verso i repubblicani del nord reagendo anche piuttosto violentemente. Qualsiasi decisione venga presa sullo status del nord scontenterà sempre e sicuramente qualcuno. L'impressione è che questa situazione sia ben lungi dall'essere risolta ma che anzi, la risoluzione, qualunque essa sia, oltre a richiedere molto molto tempo, reclamerà il proprio tributo in termini di irrequietudine e tensione sociale.

Roberto Consiglio

PS. Di solito, su questo blog, le recensioni o le presentazioni di libri calcistici sono il terreno del buon Daniele Poma. In questo momento però il nostro portierone è preso da cose ben più importanti e quindi mi sono preso la briga di prendere per una volta il posto del nostro neo-papà. Congratulazioni!

 

 

Categoria: Interviste

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