Se tutto è politica, ricevere Conor McGregor alla Casa Bianca nel giorno di...
Da qualche tempo, come già accennato in un post di qualche tempo fa, ho...
Un successo inaspettato negli ottavi di finale di Copa del Rey ha regalato...
Nel profondo Sud, proprio all’altezza del tacco dello Stivale, c’è una delle...
Immaginate di ritrovarvi a essere il portiere di una squadra che quasi...
Meglio tardi che mai. È proprio il caso di dirlo. Specie se il ritardo più...
Se tutto è politica, ricevere Conor McGregor alla Casa Bianca nel giorno di San Patrizio non può essere casuale.
Molti potrebbero considerare l’ex campione irlandese della Ufc (Ultimate Fighting Championship), recentemente condannato per stupro, un impresentabile. Evidentemente non il presidente Trump che più volte ha manifestato non solo apprezzamento verso il trascorso sportivo di McGregor, ma anche vicinanza umana e stima professionale.
Ormai lontano da parecchio tempo dall’ottagono McGregor ha infatti creato un piccolo impero fatto di attività immobiliari e società, dal whiskey alla birra, alle promotion di sport da combattimento. Ha dismesso i panni del combattente, scegliendo le sete pregiate degli abiti di sartoria della buona borghesia.
Da qualche tempo, come già accennato in un post di qualche tempo fa, ho preso l’abitudine di rovistare tra ciò che offre il mondo dei remainders.
Stavolta ho scovato un titolo per me molto molto accattivante, Il volo del portiere scritto da un’autrice a me sconosciuta (chiedo venia), Mariella Caporale.
Il fatto che pubblicasse con Limina però poteva essere una garanzia non da poco per un attento lettore come il sottoscritto. Di fatto mi ha conquistato anche la scelta dell’immagine di copertina un quadro nientepopodimeno che di Giuseppe Montanari (Calciatori - 1930) perché un buon libro si sceglie anche dalla proposta della copertina.
Nel complesso non ho saputo resistere e letta la quarta di copertina, che recita come di seguito, mi sono immerso nella lettura:
“Christian Rossini, portiere della polisportiva Virtus Roma, studente modello, con la passione del violino, cresciuto in una famiglia torinese benestante, si ritrova, appena quindicenne, sradicato dalla sua città natale e scaraventato nella cruda realtà della periferia romana. Conflitti sociali e generazionali e contrastanti modelli di vita si intrecciano…”
Un successo inaspettato negli ottavi di finale di Copa del Rey ha regalato all’Osasuna il primo giorno di gloria del 2025. Una vittoria inebriante, inutile negarlo, amplificata dalla sublime condizione di partire sfavoriti nel pronostico. Un booster tutto particolare dal sapore intenso di rivalsa.
Sconfiggere 2-3 i campioni uscenti dell’Athletic Bilbao in casa, nel tempio del San Mamés, in una partita tirata con tentativi di rimonta e capovolgimenti di fronte – impreziosita dalla rivalità del derby basco contro la squadra più titolata di Euskadi – è un’impresa che restituisce ai tifosi navarri una gioia rumorosa culminata in una nottata spensierata di festeggiamenti.
Il trionfo dei gorritxoakm, i “rossi”, la squadra di Pamplona, è avvenuto però in un giorno speciale che lega con un filo ancora più rosso l’Osasuna alla storia del popolo basco.
Ironia della sorte infatti proprio il 16 gennaio, giorno della vittoria contro l’Athletic, ricorreva l’anniversario della fucilazione di Eladio Zilbeti Azparren, avvenuta nel 1937, per mano dei franchisti.
Nel profondo Sud, proprio all’altezza del tacco dello Stivale, c’è una delle primissime realtà che si è cimenta nell’avventura del calcio popolare, ma che al tempo stesso non esaurisce la propria forza propulsiva sul rettangolo verde per i canonici novanta minuti. Infatti, come abbiamo avuto modo di vedere in passato, attraverso progetti come “Calcio senza confini” con la No-Racism Cup, un rapporto viscerale col proprio territorio e una pratica concreta e continua dei principi di “autogestione”, “antirazzismo” e “collettività” che hanno ridato ossigeno e slancio a una visione della militanza politica, lo Spartak Lecce si è rivelato un modello a cui ispirarsi per avviare un percorso sportivo dal basso, capace di coinvolgere sempre più gente e di andare a fondo nelle contraddizioni del sistema calcio italiano.